Nel dibattito sul ruolo della tecnologia nella lotta all’epidemia di Covid-19 è stato fin da subito chiaro che nello scontro tra salute pubblica e privacy ad avere la meglio non poteva che essere la prima, e che per tutelare l’incolumità della collettività sarebbero state necessarie limitazioni al diritto alla protezione dei dati adottate per analizzare l’andamento epidemiologico e per ricostruire la catena dei contagi. Lo stesso commissario Angelo Borrelli già settimane fa ha affermato che “tra l’interesse della salute collettiva e l’interesse alla privacy a prevalere deve essere il primo, in caso contrario nemmeno il secondo può essere tutelato“. Ma è proprio necessario scegliere tra salute e privacy?
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