In data 2 aprile 2025, il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato l’introduzione di pesanti dazi doganali su quasi tutti i paesi del mondo, con l’obiettivo prefissato di correggere gli squilibri del commercio internazionale e rispondere a pratiche commerciali considerate ingiuste. Nei giorni successivi, tuttavia, la maggior parte dei dazi (ma non tutti) sono stati sospesi, mentre ogni giorno vengono annunciate nuove deroghe e possibili modifiche: il quadro normativo è di grande incertezza, anche a causa delle contromisure dirette annunciate da molti paesi, tra cui l’Unione Europea.

Le imprese italiane ed europee, allo stato attuale, devono fare i conti con la grande incertezza sul prossimo futuro, e con le conseguenze che  le misure protezionistiche potranno avere sulle relazioni commerciali, in particolar modo sui contratti commerciali già esistenti.

È noto infatti che l’introduzione di nuovi dazi può incidere in maniera significativa sull’equilibrio economico di un contratto commerciale, soprattutto nei contratti di fornitura internazionale o distribuzione (in generale ed in particolar modo, i contratti ad esecuzione periodica). I quesiti, da un punto di vista pratico, sono tanti: quale parte contrattuale dovrà sopportare l’aggravio dei costi? Vi è la possibilità di rinegoziare i termini e le condizioni contrattuali? L’aumento dei dazi può costituire una causa di forza maggiore?

A fronte di tali incertezze, e nell’impossibilità di fornire una risposta univoca (dal momento che ciascun contratto può prevedere clausole diverse e regolamentare autonomamente determinate questioni), è importante rivedere ed analizzare le seguenti principali clausole inserite in ogni contratto: (a) Incoterm ® applicabile a ciascuna compravendita: i termini di resa indicano anche quale parte deve farsi carico delle operazioni doganali e del pagamento dei dazi (ad esempio, nella vendita DDP – Delivery Duty Paid, tutti i dazi sono a carico del venditore, mentre nella vendita EXW – Ex Works sono a carico dell’acquirente)  (b) clausole di forza maggiore, ovvero se i dazi possono essere considerati un evento straordinario e imprevedibile. Alcune giurisdizioni potrebbero escluderlo, trattandosi di misura governativa comunque prevedibile in contesti geopolitici tesi; (c) clausole di hardship ed eccessiva onerosità sopravvenuta: in assenza di forza maggiore, è possibile invocare un riequilibrio contrattuale a fronte di un aumento dei costi? (d) clausole di revisione dei prezzi e price adjustment: esiste un meccanismo contrattuale per adeguare i prezzi a fronte di variazioni nei costi doganali? (e) legge applicabile e foro competente, i quali risultano fondamentali per determinare se e come si possano far valere le tutele previste dalla normativa, in aggiunta ai rimedi contrattuali.

Attraverso una attenta valutazione di questi aspetti, è possibile in molti casi mitigare gli effetti delle misure e prevenire potenziali difficoltà che potrebbero verificarsi in futuro. Nello specifico, è fortemente consigliabile per le imprese:

  • l’attivo monitoraggio degli sviluppi normativi;
  • un esaustivo audit contrattuale sui contratti in essere per individuare potenziali rischi;
  • la valutazione di soluzioni negoziali e potenziali rinegoziazioni dei contratti, per riflettere i cambiamenti economici e per inserire eventuali e/o aggiuntivi rimedi contrattuali;
  • prevedere tutele nei nuovi contratti e aggiornare i modelli contrattuali in uso (e.g. inserire clausole aggiornate che tengano conto delle incertezze legate al contesto politico e commerciale).

In un contesto di continua evoluzione, l’attiva anticipazione e lungimiranza commerciali, con il supporto di un’adeguata assistenza legale, possono infatti essere cruciali per fronteggiare l’attuale scenario economico.