Eleonora Graffione, Consorzio Coralis, Associazione Donne del Retail
In che modo la sostenibilità sta contribuendo, o meno, alla vostra performance economica?
Per rispondere a questa domanda va considerata la tipologia delle imprese che rappresento: sono aziende molto radicate sui territori, a carattere familiare, alla terza generazione nella maggioranza dei casi. Nascono come grossisti e poi, con l’avvento dei supermercati, si evolvono modificando la loro forma distributiva o in retail, con negozi di proprietà, oppure in cash & carry. Ad oggi, purtroppo, anche un po’ complice la dimensione di queste imprese, la sostenibilità viene ancora percepita più come un obbligo che come un’opportunità di crescita economica.
In generale, quindi, tendono a considerarla un costo anziché una risorsa. Non mancano, però, comportamenti virtuosi quando l’imprenditore comprende il valore strategico della sostenibilità e la sua utilità come strumento per migliorare il posizionamento di mercato e la propria reputazione presso la clientela, benefici concreti anche se non sempre direttamente misurabili nel breve termine.
Per fare un esempio, attività di valore fatte sul territorio hanno visto la luce grazie a un lavoro sinergico tra imprenditore, centrale e ufficio stampa: la visibilità mediatica ha permesso di valorizzare iniziative che spesso vengono realizzate ma non comunicate. Inoltre, le collaborazioni con associazioni locali e volontari hanno creato un impatto positivo sulle comunità.
Qual è l’investimento più rilevante che avete fatto nell’ultimo anno per migliorare la sostenibilità, e che risultati ha portato?
Sono diversi i progetti rilevanti che posso citare. Uno dei più significativi riguarda lo sviluppo di un nuovo packaging sostenibile per la marca del distributore (MDD), caratterizzato da materiali riciclabili e da una comunicazione chiara e semplice rivolta al consumatore.
Questo approccio ha permesso di ridurre gli sprechi e di migliorare la percezione del marchio.
Un altro investimento è stato fatto in ambito formativo per trasmettere quella sensibilizzazione all’utilizzo di metriche per la misurazione degli impatti, migliorarne l’efficienza e ridurre i costi per esempio in ambito di trasporti. Inoltre, l’azienda ha partecipato a progetti di recupero delle eccedenze alimentari in collaborazione con associazioni locali, promuovendo la riduzione dello spreco alimentare e il supporto alle comunità in difficoltà.
Come valutate i progressi in sostenibilità rispetto ai vostri obiettivi a lungo termine?
I progressi sono tangibili ma c’è ancora molto da fare. Un aspetto fondamentale è la crescente consapevolezza della necessità di misurare gli impatti. Attraverso il coinvolgimento in tavoli di lavoro con GS1, è stato possibile sviluppare metriche per monitorare le dispersioni lungo la filiera, come i tempi di attesa dei camion e la gestione dei carichi.
Uno dei principali risultati è stata la capacità di identificare punti critici nella catena logistica e ottimizzarli. Vorrei sottolineare l’importanza della collaborazione tra i vari reparti aziendali, che sta migliorando grazie alla partecipazione a progetti condivisi. In termini di risultati a lungo termine, il settore sta evolvendo verso una maggiore integrazione tra sostenibilità e innovazione tecnologica, anche grazie a investimenti in strumenti digitali per la gestione dei dati.
Qual è la sfida più grande che avete incontrato nell’integrare la sostenibilità nel modello di business? E quale il successo di maggiore soddisfazione?
A mio avviso, la sfida più grande è superare la compartimentazione delle funzioni aziendali, dove ogni reparto tende a operare in modo indipendente senza una visione d’insieme.
Questa segmentazione ha spesso rallentato l’implementazione di strategie sostenibili trasversali. Un altro ostacolo è rappresentato dalla difficoltà di organizzare sessioni di formazione specifiche per il personale, soprattutto nei punti vendita, a causa della natura operativa del lavoro e degli orari estesi. Tuttavia, il successo più significativo è stato l’avvio di progetti locali in collaborazione con enti pubblici e associazioni. Ad esempio, l’azienda ha partecipato a iniziative per ridurre gli sprechi alimentari e promuovere il riutilizzo delle risorse, creando reti di supporto tra comuni e comunità locali. Questi progetti non solo hanno avuto un impatto positivo sul territorio, ma hanno anche migliorato la reputazione aziendale.
Il suo settore di riferimento come pensa che evolverà in rapporto alle tematiche riguardanti la sostenibilità?
Il settore della distribuzione organizzata sta attraversando una trasformazione importante. La pressione normativa e le crescenti aspettative dei consumatori spingeranno le aziende ad adottare pratiche più sostenibili. Un esempio è la crescente attenzione alla marca del distributore, che obbligherà le imprese a monitorare e migliorare gli impatti lungo tutta la filiera.
Il futuro del settore vedrà anche un maggior utilizzo di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, per ottimizzare i processi produttivi e logistici. Credo sia utile anche evidenziare l’importanza di investire in risorse umane specializzate, in grado di utilizzare questi strumenti in modo efficace e di promuovere un’integrazione culturale e operativa degli extracomunitari, che rappresentano una risorsa chiave per molte aziende del settore. La formazione e l’educazione dei dipendenti saranno fondamentali per superare le barriere culturali e migliorare il servizio ai clienti.
Se doveste misurare il valore della sostenibilità in una parola, quale scegliereste e perché?
Scelgo la parola “persone”, per evidenziare il ruolo centrale che gli individui giocano nel processo di trasformazione verso la sostenibilità. Senza il coinvolgimento attivo dei dipendenti, dalla leadership fino agli operatori nei punti vendita, è impossibile ottenere risultati significativi.
La sostenibilità, per funzionare, deve essere radicata nella cultura aziendale e vissuta quotidianamente da tutte le persone coinvolte nei processi decisionali. Questo significa non solo educare il personale, ma anche creare una consapevolezza diffusa su come ogni azione individuale contribuisca agli obiettivi collettivi. Le persone non sono solo esecutori di strategie, ma anche fonti di innovazione e creatività. Quando motivate e formate adeguatamente, possono proporre soluzioni innovative che migliorano l’efficienza e promuovono un cambiamento duraturo. In sintesi, le persone sono l’elemento chiave per coniugare sostenibilità ambientale, sociale ed economica, creando valore sia per l’azienda che per la comunità.