Michela Riva, Gruppo Finiper
In che modo la sostenibilità sta contribuendo, o meno, alla vostra performance economica?
La sostenibilità, che è un tema a cui siamo sempre stati molto sensibili e verso il quale abbiamo svolto una serie di iniziative anche in passato, è diventato oggi un elemento chiave della nostra strategia aziendale. Da circa due anni abbiamo un team dedicato che ha cominciato a lavorare per integrare la sostenibilità in maniera sistemica a livello di gruppo.
Non sempre il suo impatto economico diretto è immediatamente quantificabile: gli effetti si riescono a valutare nel lungo periodo, non sono solitamente azioni che hanno ritorni nel breve. D’altra parte, siamo convinti che l’integrazione di strategie sostenibili porterà nel tempo benefici in termini di efficienza operativa, a livello reputazione e anche di competitività sul mercato. Ma non sempre saranno di facile misurazione economica. Mentre alcuni investimenti hanno effetti misurabili, penso all’efficientamento energetico o alla riduzione degli imballaggi secondari in ortofrutta con altri riciclabili che hanno portato benefici tangibili sia in termini di costi che di gestione operativa, per altre iniziative, come l’uso di imballaggi sostenibili nei freschi o le donazioni di cibo invenduto, è decisamente più complesso misurare un ritorno economico diretto, sebbene abbiano un impatto positivo sulla reputazione aziendale e sulla fidelizzazione dei clienti.
Un aspetto da sottolineare è che alcune di queste iniziative non sempre vengono percepite e ottengono il giusto riconoscimento perché vengono comunicate poco. Un esempio è il lavoro sulle donazioni alimentari: ha un impatto sociale importante, ma spesso non viene valorizzato come meriterebbe, poiché non è un’azione direttamente visibile ai consumatori. In un’epoca in cui la comunicazione gioca un ruolo essenziale nel rafforzare la reputazione aziendale, è fondamentale trovare un equilibrio tra operare concretamente per la sostenibilità e rendere note queste azioni per aumentarne la percezione positiva.
Qual è l’investimento più rilevante che avete fatto nell’ultimo anno per migliorare la sostenibilità, e che risultati ha portato?
Più che evidenziarne uno operativo direi che l’investimento più significativo che abbiamo fatto è stato strutturare una strategia di sostenibilità a livello di gruppo. Abbiamo creato un comitato interno, formato un team specializzato e avviato un’analisi approfondita del nostro livello di sostenibilità attraverso il B Impact Assessment, lo strumento usato dalle aziende che mirano alla certificazione B Corp. Questo processo ha permesso di definire un piano triennale chiaro con obiettivi e azioni concrete.
Parallelamente, stiamo lavorando su diversi progetti operativi, tra cui il progetto “Road to Net Zero” ossia il piano per la riduzione delle emissioni di CO2 equivalenti, e il miglioramento della gestione della filiera, con un’attenzione particolare allo spreco alimentare. La roadmap che abbiamo sviluppato guiderà il nostro percorso nei prossimi anni, consentendoci di ottenere risultati misurabili nel medio-lungo periodo.
Come valutate i progressi in sostenibilità rispetto ai vostri obiettivi a lungo termine?
Essendo un percorso avviato recentemente, ci troviamo ancora in una fase di misurazione e definizione dei KPI. Abbiamo avviato progetti strutturati per valutare il nostro impatto, come il coinvolgimento dei fornitori per una supply chain più sostenibile e la riduzione dello spreco alimentare. La definizione di KPI chiari e misurabili è cruciale per il successo della nostra strategia. Attualmente, ci stiamo concentrando sulla raccolta di dati più accurati per stabilire parametri di riferimento oggettivi, che ci permetteranno di valutare con maggiore precisione i risultati ottenuti.
In alcuni ambiti, come le donazioni degli invenduti e la misurazione delle emissioni di CO2, abbiamo già registrato miglioramenti, ma la sfida è garantire una coerenza metodologica nella raccolta e nell’interpretazione dei dati. I KPI saranno sempre più integrati nei processi decisionali, così da guidare le scelte aziendali con un approccio basato su evidenze concrete. I risultati più rilevanti emergeranno nel tempo, grazie alla progressiva implementazione delle strategie individuate e al consolidamento di processi più efficienti e sostenibili.
La nostra strategia di sostenibilità si basa su quattro pilastri fondamentali:
- Cultura alimentare – Promuovere una maggiore consapevolezza sul valore del cibo, riducendo gli sprechi e sviluppando prodotti più sostenibili.
- Persone – Investire nel benessere e nella formazione dei dipendenti, con iniziative di welfare aziendale e sviluppo delle competenze.
- Comunità e territori – Favorire progetti di impatto sociale a livello locale, attraverso donazioni, raccolte fondi e iniziative di responsabilità sociale d’impresa.
- Ambiente – Ridurre le emissioni di CO2, migliorare l’efficienza energetica e promuovere un’economia circolare attraverso packaging sostenibili e gestione ottimizzata delle risorse.
Qual è la sfida più grande che avete incontrato nell’integrare la sostenibilità nel modello di business? E quale il successo di maggiore soddisfazione?
La sfida principale è stata, ed è tuttora, il cambiamento culturale interno. La sostenibilità coinvolge tutte le aree aziendali e richiede un forte impegno da parte del management e dei dipendenti. Per questo motivo, abbiamo investito in un programma di sensibilizzazione interna, utilizzando strumenti come l’app AWord, che ha coinvolto i dipendenti in attività interattive per aumentare la consapevolezza sulle tematiche ESG e sull’impatto anche di piccole azioni quotidiane. Inoltre, abbiamo avviato un programma di formazione denominato ‘Introduzione alla Sostenibilità’, che ha già raggiunto il 70% della popolazione aziendale e che mira a sfatare i falsi miti sulla sostenibilità e a spiegare il suo impatto economico e sociale sulla nostra azienda ma anche e soprattutto sulla società e sul futuro delle generazioni più giovani.
È un impegno importante data anche la numerosità delle persone coinvolte -siamo 10.000 in tutto il gruppo- ma fondamentale per consentire a tutti i dipendenti, anche a quelli più lontani dalla sede che sono quelli più vicini al cliente, di avere gli strumenti e le informazioni anche per poter rispondere alle domande e ai dubbi nel punto vendita.
Uno dei successi più soddisfacenti è stata la creazione di una strategia strutturata e condivisa a livello aziendale. L’approvazione del piano triennale da parte del comitato e il coinvolgimento attivo di diverse funzioni aziendali rappresentano un passo fondamentale per trasformare la sostenibilità in un pilastro strategico del nostro business.
Se doveste misurare il valore della sostenibilità in una parola, quale scegliereste e perché?
“Insieme“. La sostenibilità non può essere affrontata in modo isolato, ma deve essere il risultato di un cambiamento sistemico. È necessario un coinvolgimento attivo di tutti gli attori: dipendenti, clienti, fornitori, competitor e istituzioni.
Un esempio concreto è il nostro lavoro sulla riduzione degli imballaggi: se non vi è una consapevolezza diffusa tra clienti, dipendenti e operatori del settore, lo sforzo rischia di essere vanificato. La collaborazione è la chiave per generare un impatto reale e duraturo.